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Con la psicoanalisi di Freud sembra davvero realizzarsi una delle aspirazioni più antiche della filosofia: quella di ricercare e mettere a disposizione degli uomini un'efficace medicina per curare i mali dell'anima e per raggiungere la felicità possibile. La riflessione e la pratica filosofica hanno infatti sempre tratto la loro motivazione più profonda dall'esperienza del limite che, nelle forme del dolore, della sofferenza, dell'ingiustizia e della morte, le persone si trovano di fronte nelle loro situazioni di vita. Il rapporto di Freud con la filosofia si è sempre nutrito di una profonda ambivalenza: da un lato la confessione di un'irresistibile attrazione; dall'altro quasi la necessità di rassicurare se stesso e gli altri su una propria "incapacità costituzionale" alla pura speculazione e sulla sua ferma volontà di sottrarsi, proprio lui, formidabile affabulatore, al fascino delle narrazioni filosofiche. Eppure, a oggi, la creatura intellettuale di Freud, in attesa degli sviluppi di alcune sue intuizioni che sembrano promettere le neuroscienze, appare sempre più destinata a trovare riparo e conforto nel grembo ampio e inclusivo della filosofia.